VOLVO Trucks / Cinque donne in carriera si raccontano

Venerdí, 8 Marzo 2019

D come donna o donne. D come determinazione, decisione, dedizione. Non solo la lettera D. Anche la E di empatia si addice al gentil sesso. Empatia intesa sia come voglia che come capacità di instaurare buoni, validi rapporti con i colleghi uomini. Trasportare le merci su un camion, non è solo questioni di muscoli, ma saper pianificare un determinato tipo di lavoro. Guidare un “truck”, alla pari degli uomini, vuol dire dimostrare di non essere inferiori o secondi a nessuno nell’arduo e faticoso obiettivo: portare risultati e profitti all’azienda per la quale si lavora. Questa è la lunga testimonianza, il racconto di cinque professioniste in carriera dentro la grande famiglia di Volvo Trucks. Un’autista, un’addetta all’amministrazione dei clienti, una direttrice marketing, una trainer e una titolare di concessionaria. Francesca Rinni, Laura Broglio, Michela De Marchi, Maria De Rosa e Monica Mora.

Francesca Rinni- Direttore Marketing, un passato nelle telecomunicazioni e un presente ben radicato nel mondo dell’autotrasporto. “Ho lavorato per tanti anni nelle vendite, un settore decisamente maschile. Lì ho imparato che è necessario innanzi tutto tirare fuori il carattere, trovare un approccio che faccia capire al tuo interlocutore che ne sai quanto lui”, racconta Francesca, neomamma di Carlotta. Ritiene che lavorare per un’azienda svedese aiuti a conciliare la vita lavorativa con tutto il resto: la flessibilità è una regola condivisa, non una conquista. Per far quadrare tutto, è importante darsi priorità giornaliere e settimanali, concentrarsi, non rimettere in discussione decisioni già prese, soprattutto dopo la scadenza. Flessibilità, ma anche umanità: di Volvo Trucks, Francesca apprezza il rispetto delle regole e delle persone che si traduce per esempio nella convinzione che la pausa pranzo non sia fatta per le riunioni, che il weekend si debba passare in famiglia. Il passaggio da una società molto giovane e informale a Volvo non è stato privo di scosse, a causa di uno standing più elevato, anche nelle relazioni con i clienti. L’azienda e Francesca si sono trovati a metà strada, da una parte lei ha portato un po' di velocità e freschezza in alcune dinamiche, dall’altra ha lavorato su se stessa per adeguarsi al nuovo ambiente, imparando che un settore diverso richiede un atteggiamento diverso. Laura Broglio ha la stessa determinazione di Francesca, in un ruolo totalmente diverso: alla guida di una motrice FM410, anche lei ogni giorno è in prima linea in Volvo Trucks. Frequentava l’Università a Padova quando si è seduta per la prima volta in cabina, e non è più scesa. Ha preso la patente e si è proposta in Trans Lusia, un consorzio di Rovigo che aveva già un’autista donna. “I pregiudizi ci sono, è innegabile. Tra i colleghi e tra i clienti”, racconta Laura. “E non mancano difficoltà oggettive, come nelle operazioni di carico e scarico. Ma i miei datori di lavoro hanno sempre creduto in me, nelle mie capacità e, più in generale, nelle potenzialità di noi donne autiste, perché una donna che sceglie questo lavoro è più motivata, si impegna di più, deve conquistare ogni cosa, ogni giorno. Dopo di me ne hanno assunte altre 4, oggi siamo 6 su 200”. Prima della maternità faceva il giornaliero, dalle 9 alle 24, a settembre rientrerà e non sarà semplice conciliare vita lavorativa e familiare. Il modo c’è, dal momento che tra le colleghe ci sono una nonna e un’altra mamma. Basta la buona volontà, e a Laura non manca. Così come non mancano le soddisfazioni, come la volta in cui hanno affidato proprio a lei il trasporto di un carico in Sardegna, un viaggio di tre giorni ottenuto grazie alla fiducia che ha saputo conquistarsi sul campo. Diversa ma per alcuni tratti simile la storia di Michela De Marchi, trainer, unica donna nella sua divisione. Si è formata nell’autoscuola di famiglia e per Volvo Trucks segue i corsi di formazione a catalogo, con sessioni teoriche e pratiche. “L’impatto iniziale è sempre un po' forte, ma quando inizia la lezione le perplessità si spengono, immagino per la conoscenza e l’esperienza che riesco a trasmettere”, racconta Michela. La soddisfazione più grande sono i risultati che chi ha seguito la sua formazione riesce ad ottenere e la consulenza che i partecipanti continuano a chiederle, anche a distanza di anni. Oggi l’opinione pubblica è scettica nei confronti dell’autotrasportatore e della sua professionalità: l’obiettivo di Francesca è riuscire a ribaltare questo pregiudizio, e con Volvo Trucks si stanno muovendo proprio in questa direzione. Ha saputo conquistare la fiducia di colleghi e clienti anche Maria De Rosa, dal 2007 titolare della Ideal Car, storica concessionaria Volvo Trucks di Benevento. Le difficoltà che ha incontrato a 18 anni, quando ha iniziato ad affiancare il padre nell’azienda di famiglia, ormai sono un lontano ricordo. “I clienti più perplessi sono oggi quelli più affezionati. All’inizio ho dovuto lottare con tutti per guadagnarmi il mio spazio, anche con i dipendenti. Da molti anni non è più così, siamo come una famiglia, ci trattiamo con rispetto e affetto”, racconta Maria. Merito anche della sua gestione, in particolare della sua capacità di creare un clima sereno, centrato sul dialogo e sulla collaborazione. E i risultati parlano per lei: da quando è amministratore, il fatturato di Ideal car è raddoppiato. Oggi Maria ritiene che essere donna si sia trasformato in un vantaggio, poiché essere passata sotto uno scanner ha reso più profonda la stima delle persone, oltre al fatto che anche i clienti trattando con lei tendono a essere più gentili. Conciliare un ruolo così impegnativo con la vita privata non è stato semplice, ci sono stati inciampi e cadute, ma anche la voglia di rialzarsi con sempre maggiore dedizione e determinazione.  Infine c’è Monica Mora, da 30 anni in azienda, gli ultimi 11 trascorsi nel Truck Center di Zingonia, in accettazione clienti. Unica donna in officina, nonostante un lavoro prettamente amministrativo, anche lei ha avuto a che fare con clienti restii a riconoscerle il suo ruolo. “All’inizio c’era sempre qualcuno che chiedeva di parlare con il capo officina! Io cercavo di smorzare la tensione, senza cedere nella mia posizione”, racconta Monica. Ma il clima sereno che respira in azienda e la capacità di fare gruppo con i colleghi ha sempre ripagato le difficoltà. 

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