TRASPORTO MARITTIMO Negli ultimi dieci anni persi in mare più di 22.000 container, con danni economici, umani ed ecologici

Mercoledí, 7 Febbraio 2024

Secondo uno studio condotto tra il 2008 e il 2022 dal World Shipping Council (WSC), la principale associazione di categoria nell’ambito del trasporto marittimo, ogni anno mediamente vengono persi in mare 1.566 container. E se la matematica non è un'opinione, negli ultimi dieci anni sono andati persi in acqua circa 22.000 container, con tutti i danni di vario tipo che ne conseguono.

Certo, si tratta di un dato contenuto se paragonato ai 200 milioni di container che annualmente solcano gli oceani del Globo, come dichiarato da DNV (società di consulenza e certificazione per l’industria marina), ma ciò non ridimensiona l'impatto negativo che se ne può generare. Parliamo infatti di danni economici, umani ed ecologici.

“Sappiamo bene che i container dispersi sui nostri fondali marini, e le merci che trasportano, rappresentano una preoccupante fonte di inquinamento per le acque del pianeta”, spiega Ermanno Vicini Ceo di Serpac, società specializzata nella progettazione, sviluppo e vendita di imballaggi ed etichette per il trasporto di merci pericolose. “Meno evidente è la loro capacità, in base al carico e alla sua natura, di galleggiare in superficie per settimane o mesi, agendo come riserva di galleggiamento. 

Ciò rappresenta un pericolo di impatto per le imbarcazioni ma anche un'opportunità di recupero a costi più contenuti durante il periodo di galleggiamento. Nonostante questo, raramente, le operazioni di recupero vengono messe in atto. I motivi sono perlopiù economici. Il salvataggio richiederebbe sforzi finanziari significativi, senza garanzie sul valore residuo del contenuto, danneggiato dall'acqua infiltrata, rendendo il recupero poco praticabile dal punto di vista economico. 

I container che movimentano merci appartenenti a una delle 9 classi di pericolo, designate come tali dal regolamento per il trasporto marittimo (codice IMDG) – prosegue Vicini - devono essere debitamente segnalati con placche, marchi e pannelli che evidenziano chiaramente la natura del rischio. 

Queste placche, marchi e pannelli devono resistere all'immersione marina per 3 mesi, come richiesto dal codice IMDG al capitolo 5.3.1.1.1.2. La ragione di questa imposizione è evidente: se un container, galleggiando in mare aperto, perdesse le segnalazioni di pericolo, il recupero e lo smaltimento sicuro delle merci, come anche il sistema di intervento degli addetti, diventerebbero problematici.

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