OIL&NOOIL / 'Infrastrutture pronte a transizione se non sarà a senso unico verso elettrico'

Lunedí, 29 Novembre 2021

Il ruolo del sistema logistico nella transizione energetica e nel rilancio del nostro Paese in una prospettiva internazionale. Questo il tema del convegno “Il futuro della logistica nelle nuove sfide globali”, che si è svolto ieri a Veronafiere nell’ambito della 16ma edizione di Oil&nonOil. Nuova globalizzazione, neutralità tecnologica, intermodalità, specializzazione sono alcuni dei concetti chiavi emersi dal dibattito, in cui le infrastrutture hanno fatto da filo conduttore.
Zeno D’Agostino- Presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Orientale, ha inquadrato la questione in un contesto di “caos”, di cui la pandemia è solo uno degli elementi e in cui è difficile fare previsioni. In sintesi, il mondo rimane globalizzato ma si sta affermando una nuova globalizzazione con macroregioni e piattaforme di produzione industriale e “anche la logistica si adegua a questo tipo di nuova localizzazione della manifattura a livello globale”. Dario Sorìa, direttore generale di Assocostieri, ha evidenziato un nodo fondamentale: il ruolo delle infrastrutture nel passaggio alle rinnovabili. “L’attuale mix energetico è messo giustamente in discussione” e per il 2050 si punta a “un nuovo mix energetico decarbonizzato”; il punto critico è il metodo per attuare la transizione e per Assocostieri occorre ragionare con “un approccio neutrale”. Serve una visione complessiva per capire “come le nostre infrastrutture possono essere utilizzate”.
Su questa linea di ragionamento anche Franco Del Manso- Responsabile dei rapporti internazionali, ambientali e tecnici dell’Unione energie per la mobilità (Unem), per il quale “la transizione è fortemente vincolata all’aspetto normativo, che deve essere non penalizzante, neutrale, abilitante”. “La nostra struttura logistica è già in grado di operare con gran parte delle materie prime rinnovabili”, ma “servirà a poco se dovessimo transitare verso una transizione totalmente elettrica”, ha spiegato, ritenendo tuttavia “altamente improbabile” tale esito. Sulla questione si è espresso anche Guido Germano Pettarin, membro della commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei deputati, per il quale “non possiamo creare da zero” ma occorre “riconvertire, modernizzare, adeguare una filiera che c’è”. Tanto più che per l’Italia “il problema non è solo quello di riuscire a superare la crisi pandemica ma anche di recuperare vent’anni di stagnazione precedente” e “i tassi di interesse non resteranno bassi per sempre”. Concorde Silvia Migliorini, direttrice di Federchimica-Assogasliquidi, per la quale, per le risorse che abbiamo in termini di infrastrutture sia a monte sia a valle, sarebbe opportuno parlare di una “logica di valorizzazione” più che di una “logica di riconversione”.
Natalino Mori- vicepresidente della Federazione autotrasportatori italiani (Fai), ha osservato che una delle più importanti leve del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è legata allo sviluppo dell’intermodalità e del trasporto combinato, ma che è stato avvantaggiato lo sviluppo delle reti mentre è stato trascurato quello degli scambi intermodali. A ciò si aggiunge un’altra osservazione: oltre il 70 per cento delle merci è trasportato su tratti inferiori a 300 chilometri, cosa che “definisce il perimetro dell’insostituibilità del trasporto su gomma” e fa pensare a Gnl e bioGnl come a “una ragionevole fonte di alimentazione per il prossimo futuro”. Rispetto al PNRR, Diana Fabrizi- responsabile delle relazioni istituzionali dell’Associazione logistica dell’intermodalità sostenibile (Alis), ha indicato tre pilastri: sostenibilità, digitalizzazione e formazione. Quest’ultima è particolarmente importante perché “c’è una grandissima carenza di figure professionali specializzate nel settore”. Infine, Guido Castelli, assessore alle Reti di trasporto della Regione Marche, ha invocato “raziocinio e gradualità” nell’azione sul clima, per preservare la coesione sociale. 

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