FEDERAUTO / Emissioni CO2: il punto di Massimo Artusi su proposte UE
Sul tema relativo ai nuovi obiettivi proposti dalla Commissione europea per la riduzione delle emissioni da CO2 degli "heavy duty", si è pronunciato anche il vicepresidente di Federauto con delega ai Trucks&Van, Massimo Artusi (nella foto).
L'alto manager ha dichiarato, apertamente: «La netta presa di posizione della AECDR (Alleanza europea dei concessionari di veicoli), a cui Federauto appartiene, contribuendo ad elaborarne le posizioni, esprime tutta la preoccupazione della filiera distributiva per la proposta avanzata dalla Commissione europea di ridurre le emissioni dei veicoli pesanti del 90% entro il 2040. La posizione della Commissione continua, infatti, a puntare - anche per i veicoli pesanti - sull’alimentazione elettrica in nome di una lotta alle emissioni di climalteranti che la stessa Commissione vanifica, usando come criterio di valutazione le emissioni allo scarico (TTW) e non considerando in questo modo il danno ambientale procurato dalla produzione dell’energia elettrica impiegata dai veicoli, ignorando nel contempo il costo ambientale di produzione degli accumulatori. Scaturisce da questo equivoco di partenza», ha proseguito il vice presidente di Federauto, «la sottovalutazione dei carburanti biologici ai quali la Commissione offre solo una timida apertura - mentre dovrebbe considerarli prioritari se l'obiettivo strategico è la decarbonizzazione - incentivandone l’impiego, sia con una adeguata politica di incentivazione, sia con un potenziamento massiccio e rapido della rete di distribuzione nel settore dei veicoli pesanti, per i quali l’alternativa elettrica è difficilmente praticabile. Va, infatti, considerata che una transizione troppo repentina è insostenibile sul piano socio-economico e che la soluzione dell’idrogeno “verde” è ancora lontana, sia sul piano tecnologico che dei costi. Ignorare una realtà come questa - che è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere – equivale al ricorso
del placebo, ossia ad usare una medicina aliena alla malattia in corso. Se, in fase di discussione, la proposta non sarà resa più realistica: in termini di responsabilità ambientale, il rischio è quello del totale fallimento della cura; in termini di sostenibilità sociale, è quello di certe operazioni chirurgiche in cui l’intervento è tecnicamente riuscito, ma il paziente è morto; in termini di responsabilità economica, è quello in cui la cura esiste ma nessuno possa permettersela».
Artusi conclude la sua analisi, sostenendo: «L’accanimento della politica europea sul tema dei trasporti è del tutto inspiegabile alla luce degli stessi dati usati dalla Commissione, dalla cui lettura emerge che i veicoli commerciali HDV contribuiscono solo per il 12% alla produzione di GHG dell’intero settore trasporti, nonostante utilizzi un terzo delle risorse energetiche, e al 6% nel totale delle emissioni su scala europea».