ADSP CIVITAVECCHIA / Pino Musolino, 'renderlo più appetibile sotto l'aspetto dell'offerta'

Martedí, 26 Gennaio 2021

Pino Musolino (nella foto), responsabile del sistema portuale della Regione Lazio, in una recente intervista rilasciata al magazine specialistico, Porto&Interporto, parla della situazione globale del porto di Civitavecchia, facendo un bilancio generale dopo il 2020 difficile e drammatico per tutti i settori, nessuno escluso.
L'aspetto più importante, messo in evidenza, è quanto questo scalo portuale possa essere o meno competitivo sul mercato.
Musolino, senza giri di parole, dice espressamente: «Nel breve termine possiamo raggiungere i 250mila/300mila Teu. Ho già avviato una interlocuzione con terminalisti, compagnie, operatori dello shipping per capire cosa serve nell'immediato per rendere il porto di Civitavecchia più appetibile sotto l'aspetto dell'offerta, quali criticità hanno finora rallentato lo scalo. La pandemia, con i risultati drammatici registrati nel traffico crocieristico, dimostrano le difficoltà cui va incontro uno scalo che pensa solo come un polo specialistico in un determinato settore».
Porto Civitavecchia e obiettivi futuri- Musolino non ha dubbi: «L'obiettivo in questo momento e riportare Civitavecchia, ma anche Gaeta, relativamente alle sue potenzialità, sulla cartina del traffico merci del Mediterraneo. Nel comparto container e in quello ro-ro, le potenzialità ci sono tutte. Non solo nei rapporti con il Far East, via Suez, ma anche guardando alla crescita esponenziale del vicino Nord Africa».
Non poteva mancare un'analisi sulla situazione del lavoro nei porti e, in merito, il manager spiega: «Dopo 26 anni, l'organizzazione prevista dalla 84/94 forse ha bisogno di essere riconsiderata. D'altronde i padri della riforma non l'avevano certo pensata come un punto di arrivo definitivo, ma elemento di un processo. La normativa ha garantito un importante passaggio di fase preservando la pace sociale. Tuttavia, anche riguardo alle trasformazioni della digitalizzazione, è arrivato il momento di pensare ad un modello che innalzi la professionalizzazione dei lavoratori, garantendo sicurezza e produttività». 

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