AGORA' 2.0-MT / Lettera aperta al Presidente del Consiglio Conte

Mercoledí, 25 Marzo 2020

Pubblichiamo una parte della lettera aperta con la quale Agora 2.0- MT, associazione che promuove la mobilità del trasporto pesante, rappresentando i trasportatori nazionali e internazionali, chiede al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte di non bloccare totalmente lavoro e servizi essenziali, rischiando di far crollare un paese intero.

"Egregio Presidente Giuseppe Conte, dia un taglio netto oppure non tocchi niente! La situazione richiede decisioni coraggiose: o si salvaguarda la salute della popolazione, oppure si sceglie di proteggere quello che resta dell’economia, ovvero quella che fa capo ai grandi nomi dell’imprenditoria italiana. I provvedimenti timidi, che vorrebbero rappresentare una soluzione per entrambi i problemi sono privi di effetto e pericolosi: né si realizza un efficace contenimento dell’epidemia, né risollevano le innumerevoli piccole imprese già distrutte. Come Agorà 2.0 – MT, Le abbiamo chiesto, già all’inizio di questo momento di eccezionale gravità, la realizzazione di un "Piano straordinario d'emergenza dei trasporti e della logistica”, al fine di affrontare le problematiche del trasporto merci con misure più adeguate e senza improvvisazione alcuna. È necessaria la massima attenzione e cautela, nonché competenza nel settore, perché, come in ogni difficoltà, durante le guerre e carestie, c'è chi fallisce e chi invece fa profitti e si arricchisce. Lei è sicuro di essersi affidato ai consiglieri competenti? Il trasporto su gomma è un settore strategico e pieno di sfaccettature, anche di contraddizioni e di forte ipocrisia, e per questo motivo la sua regolamentazione andrebbe affrontata con estrema serietà e competenza. Con grande delusione abbiamo constatato che le normative finora emesse non hanno tenuto in nessuna considerazione le difficoltà ed i rischi a cui è sottoposto il personale viaggiante, che ha vissuto la pesante sensazione si abbandono da parte dello Stato. Ridurre l’esposizione al maggior rischio ai momenti di carico e scarico, così come imporre la chiusura dei punti di ristoro, dimostra la poca conoscenza delle dinamiche di questo lavoro da parte di chi dovrebbe sovrintendere alla garanzia del diritto alla salute ed emette normative che hanno grande impatto sulla vita dei lavoratori del settore. Ora, finalmente, e lo diciamo in quanto cittadini preoccupati per la nostra salute, per quella dei nostri cari e di tutta la popolazione, si è deciso di fermare le attività produttive. Non tutte, ma solo una parte, quelle non primarie. Purtroppo questa quota si restringe sempre di più, ed i confini tra ciò che è primario e ciò che non lo è diventano sempre più labili, preparandosi un ulteriore scenario di provvedimenti inefficaci che, se da una parte ottengono il contenimento dell’epidemia, dall’altra inficiano il sacrificio di segregazione a cui gli Italiani sono sottoposti già da oltre due settimane. Egregio Presidente del Consiglio, sicuramente il fermo delle attività produttive crea ulteriori gravi problemi economici al Paese, ma chiunque abbia conoscenza del settore trasporto e logistica sa che un blocco parziale, oltre ad anteporre gli interessi economici di alcuni alla salute della popolazione, rappresenta un durissimo colpo per padroncini, piccola e media impresa. Le imprese di trasporto hanno sottoscritto contratti con la committenza che le obbligano al trasporto della merce, pena il pagamento di importanti sanzioni per inadempienza, a meno di un blocco decretato in virtù dell’attuale emergenza.
Inoltre, questa azione si rifletterà anche sull'industria degli Stati membri UE legati all'export-import nazionale. La decisione non andrebbe presa unilateralmente! Stiamo creando depressione e squilibrio, nonché un vertiginoso aumento di prezzi!" 

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