INTERVENTO / Ferrovie, porti, autostrade: i consigli di Palenzona a Renzi e Lupi

Martedí, 24 Giugno 2014

Di seguito un intervento di Fabrizio Palenzona (nella foto), presidente di AISCAT (Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori) pubblicato sul sito www.cnafita.it.
Autostrade. "Il comparto ha collaborato con Lei, Signor Ministro, quando c’è stato da aiutare la crescita specie per favorire il traffico locale e gli investimenti. Purtroppo esiste una correlazione stretta, ineludibile, tra incremento tariffe, durata periodo di ammortamento e investimenti. In tal senso abbiamo due azioni oggi da completare, peraltro già individuate e condivise dal “Tavolo Tecnico” da Lei costituito".
Mi permetto di partire ancora una volta da alcune considerazioni d’insieme per arrivare al nostro settore. E’ indubbio che i diversi settori di infrastrutture si dovrebbero compenetrare ed integrare il più delle volte ed è quindi difficile prescindere da uno di essi. Basta assistere alle Ferrovie che fanno le Ferrovie, alle Autostrade che fanno le Autostrade, ai Porti che fanno i Porti e non si parlano tra loro.
LA FERROVIA
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario, mentre il lavoro fatto sui passeggeri è eccellente, credo si debba affrontare il nodo della logistica, dell’integrazione terra mare e dello scambio modale. Questo lavoro può essere fatto davvero se finalmente si affronterà il tema della separazione fra gestione dell’infrastruttura e gestione dei traffici. Al di là del ruolo dell’azionista, credo sia molto utile immaginare due diverse imprese: l’una, destinata a restare pubblica, che gestisce la rete come servizio d’interesse generale a favore di tutti e la seconda che sta sul mercato, pronta a privatizzare suoi singoli pezzi, magari integrandoli con imprese che operano nei comparti della strada e del mare.
IL SETTORE PORTUALE
Per quanto riguarda il settore portuale, occorre avere il coraggio di uscire dalla marginalità in cui esso si trova.
A me sembra, Signor Ministro, che due punti siano chiari.
Il primo è dato dalla unanimemente riconosciuta esigenza di una politica nazionale dei porti almeno per quanto riguarda le infrastrutture di cui al core network, e cioè previste nella recente strumentazione comunitaria. Su questi porti occorre una regia nazionale, sia per quanto riguarda le loro destinazioni d’uso, sia per quanto riguarda le infrastrutture da realizzare. Un intervento è urgente posto che nessun porto italiano à oggi in grado di servire le navi di grandi dimensioni da 18000 o 20000 Teus.
In secondo luogo, anche per quanto riguarda la cosiddetta regolazione, la materia è oggi affidata in larga parte all’Autorità dei trasporti.
Se così è davvero vi e da domandarsi quale sia il ruolo delle Autorità portuali, delle quali, oltretutto, di recente l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, la Corte di Giustizia e la stessa proposta di regolamento tendono a mettere in dubbio la funzione pubblicistica per non parlare del Numero.
LE AUTOSTRADE
E vengo a casa nostra. La crisi dei traffici, che pure ha pesato sui nostri bilanci, pare avviarsi verso una più tranquilla congiuntura. Il comparto ha collaborato con Lei, Signor Ministro, quando c’è stato da aiutare la crescita specie per favorire il traffico locale e gli investimenti. Purtroppo esiste una correlazione stretta, ineludibile, tra incremento tariffe, durata periodo di ammortamento e investimenti. In tal senso abbiamo due azioni oggi da completare, peraltro già individuate e condivise dal “Tavolo Tecnico” da Lei costituito.
La prima è costituita dal riequilibrio a fronte delle misure adottate. Ripeto: si tratta di un atto dovuto, di nessuna valenza comunitaria, e che non può essere subordinato ad alcuna autorizzazione della Commissione Europea. Un ritardo nell’adottare le misure compensative già previste significherebbe rinunciare, come Paese, ad una azione a favore degli investimenti stranieri e ad allontanare i capitali dalle nostre imprese.
La seconda è una azione molto più delicata in quanto volta all’integrazione della rete europea che il nostro Paese deve completare entro il 2033 ai sensi dell’art. 170, Trattato sul Funzionamento. Un obbligo sanzionato dal diritto dell’Unione Europea tanto più dopo che le norme relative sono state incluse in un atto avente forma di Regolamento. Occorre quindi provvedere subito anche immaginando nuove forme di governance. Su questo Aiscat è pronta a trattare, insieme con Asecap, con i servizi della Commissione Europea – DG Mobilità, molto preoccupata dei ritardo che si sta profilando.
I PUNTI DI PARTENZA:
- L’assunzione di un obbligo di completamento della rete entro una data coerente con le norme del Trattato (che i nostri concessionari, anche investendo. sono pronti ad assicurare);
- La ridefinizione delle modalità di tariffazione e la determinazione di un ambito ottimale di integrazione;
- Integrazione per ambito di mercato. Deve essere detto con assoluta chiarezza che è impossibile per il nostro Paese assicurare il rispetto degli obblighi comunitari di cui all'art. 170 in presenza di una quadro di concessioni così frazionato.
Ribadisco con chiarezza che questa ipotesi di lavoro non deve assolutamente interferire con i contratti in essere. 

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