INTERVISTA / Con il mese di maggio, Patrizia Griffa lascia il suo lavoro in Corso Agnelli

Martedí, 22 Aprile 2014

Impegno, attenzione, professionalità e soprattutto umanità. Possono essere sintetizzati così i quarant’anni trascorsi da Patrizia Griffa (nella foto) in Fiat. Ora che ha raggiunto i requisiti per la meritata pensione, dell’ex Press Officer Brands Fiat Professional and Autonomy Italy Broadcast Media Communication Italy - questo l’ultima titolazione del suo ruolo all’interno della nuova organizzazione Fiat-Chrysler Automobiles EMEA Communications - rimarrà un ricordo indelebile in tutti coloro che come noi fanno questo mestiere. Ai giornalisti Patrizia Griffa ha dedicata una parte considerevole della propria vita, mettendosi in gioco con professionalità senza per questo rinunciare al bene più prezioso che deriva dal conoscere tanta gente, diversa per carattere, formazione e cultura anche se accomunata dallo svolgere lo stesso lavoro di giornalista: la cultura della persona che incontri, il rispetto del suo essere uomo o donna prima che giornalista, il desiderio di mantenere profondi rapporti umani attraverso il contatto immediato e diretto. Di questo e di molto altro Patrizia Griffa ci ha parlato in questa intervista che ci ha rilasciato poco prima di andare in pensione e lasciare il suo ufficio di Corso Agnelli 200 a Torino. E’ il nostro sentito ringraziamento a una donna che ha svolto il suo lavoro in modo impeccabile e nel contempo un augurio che la nuova fase della vita che si è aperta sia per Patrizia piena delle stesse soddisfazioni che hanno coronato con il successo la sua avventura professionale.
“Fui assunta dall’allora capo ufficio stampa, Sandro Doglio, nel novembre 1975 – racconta Patrizia Griffa – Ricordo che l’ultimo lavoro che feci da hostess, così entrai nel mondo Fiat, fu per un evento Iveco durante la festività Ognissanti. Il 5 novembre, dopo il ponte dei Santi, ero in Fiat. Giuseppe Giraudi mi mise inizialmente alle relazioni esterne per un anno, in pratica facevo da hostess fissa, l’occhio dell’azienda che andava agli eventi dove c’era personale esterno per vedere che tutto funzionasse a dovere. Poi venni assunta direttamente nell’ufficio stampa che mi piaceva di più e Giraudi fu il mio primo maestro. Credo che la chiave di volta che mi fece assumere, a parte il fatto che ero laureata in scienze politiche con indirizzo diritto internazionale pubblico, in un’epoca in cui erano poche le persone laureate, fosse il fatto che parlavo tre lingue, tra cui il tedesco. Il Direttore che mi assunse venne a un Salone di Ginevra, mi sentì parlare in tedesco fluentemente e disse che aveva bisogno di una persona come me: ‘dopo la laurea’, mi disse, ‘vieni a lavorare con me’”.
Nel corso degli anni Patrizia Griffa ha lavorato a stretto contatto con tanti capi ufficio stampa, “tra cui Pescetto, che poi andò a Panorama, Montezemolo, Marco Benedetto, Alberto Nicolello, Oddone Camerana e poi vari altri come Beppe Anfuso, Mauro Coppini, Gigi Pellissier, fino ai tempi odierni. Io ho frequentato le varie sedi Fiat, Corso Marconi, Corso Matteotti, Lingotto e Mirafiori”. Nei ricordi di Patrizia Griffa ci sono innumerevoli presentazioni ed eventi stampa Fiat. “Nel cuore mi è rimasto senza dubbio il Brasile, per tutte le volte che ci andammo con i giornalisti, ma soprattutto l’evento di Cape Canaveral in Florida: fu una cosa megagalattica, studiata nei minimi dettagli e perfezionata da Mauro Coppini per l’ufficio stampa. Per quanto riguarda l’Italia, ricordo con piacere le tante volte che andammo a Venezia. Negli ultimi anni ho seguito anche il Festival del Cinema di Venezia dove Lancia è stata sponsor per diversi anni: mi sono occupata non solo dei giornali motoristici ma anche quelli di lifestyle e devo dire che mi è piaciuto molto; è stata un’altra piega del mio lavoro che non era direttamente il mio ma di cui mi sono occupata con piacere. Nel tempo, poi, il mio lavoro si è aperto anche al mondo della tv e della radio, di cui sono una fan, e naturalmente ai veicoli commerciali”.
Quando le chiediamo cosa ha significato e cosa ancora significa per lei la parola Fiat, Patrizia Griffa sorride e risponde prontamente: “A costo di sembrare un po’ antica come dicono i giornali oggi, per me la Fiat è identificata nell’Avvocato. Lo vidi tante volte da giovane, negli eventi, diverse volte mi è capitato di salire con lui in ascensore in Corso Marconi; non mi sono mai sentita una dipendente che non sapesse o avesse paura di parlargli, mi sono sempre sentita tranquilla. E quando ultimamente c’è stata una mostra al Museo dell’Automobile sulle auto dell’Avvocato, ci è mancato poco che l’emozione mi facesse piangere. Erano altri tempi, oggi sono diversi e più moderni, i giovani sono pieni di virtù intellettuali e hanno delle carte da giocare ma hanno avuto una mancanza di guide e di preparazione e quindi la troveranno dura perché nel mondo giornalistico i giornalisti sono tanti e chiedono a te non solo la professionalità dovuta in quello che fai: credo debba essere messa in conto anche un po’ di umanità, che vuol dire anche cultura della persona che incontri, per esempio quando telefoni a qualcuno in un momento non sospetto e chiedi come sta se non è stata bene, come sta la famiglia. Sono tutte piccole tesserine che ti fanno capire con chi hai a che fare”. Patrizia Griffa ha dato buona parte della sua vita alla Fiat. Le chiediamo come ha fatto a conciliare un impegno a tutto campo con la vita privata. “Non ho figli e già questo è stato un grosso contributo allo svolgimento del mio lavoro – spiega Patrizia - Non so altrimenti come sarebbe stato. Devo fare tante cose insieme ma da sempre preferisco fare poche cose per volta e bene. I bambini non sono venuti, non ne ho fatto un dramma. Ho un marito che è con me da parecchio tempo, abbiamo resistito forse perché ci siamo visti poco, io lavoravo tanto e pure lui che fa il chirurgo, avevamo dei tempi strani in cui vederci, la mattina presto per la colazione o la sera tardi e magari neanche la sera se ero via per un evento. Adesso recupererò il tempo perduto, certo con altri ritmi”. Un’esperienza professionale pregnante come quella trascorsa da Patrizia Griffa in Fiat lascia forse dei rimpianti. “Rimpianti del mondo sì – dice convinta Patrizia - e soprattutto delle persone, dal momento che ho privilegiato l’umanità, i rapporti personali, perché la professionalità era una conditio sine qua non, era dovuta. Questo l’ho imparato grazie ai miei genitori che mi hanno inculcato il senso del dovere, certe volte persino troppo. Questi rapporti personali penso potranno continuare e non perché debba esserci qualcosa di dovuto. Io avrò il mio numero di telefono e spero che ci sentiremo spesso”. Non ha voluto sottolineare, Patrizia, un elemento che riteniamo fondamentale. Lo facciamo noi. Nei primissimi anni che ha cominciato a lavorare in Fiat come hostess, le redini della comunicazione di Corso Marconi erano ancora in mano alla mitica e impareggiabile Maria Rubiolo, la donna che in pratica ha inventato le relazioni pubbliche. Da lei Patrizia ha imparato moltissimo e subito, soprattutto lo stile con il quale approcciarsi agli operatori della stampa. Noi, che abbiamo avuto il privilegio di seguirla per l’intera sua attività in Fiat e di godere della sua professionalità e della sua amicizia, possiamo ora dire semplicemente ma con il cuore “Grazie, Patrizia”.

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